Coro città di Trapani

Donna di Trapani
costume 18° secolo

Donna di trapani 18° secolo

REPERTORIO

Il  “CORO CITTÀ DI TRAPANI”, esegue le seguenti danze:

Ballu a chiovu:  Tarantella tipica, eseguita durante il periodo della mietitura. I contadini si riunivano sull’aia, alla fine della faticosa giornata di lavoro nei campi e dopo cena, al suono degli strumenti arcaici, eseguivano questo ballo che è detto “chiovu”, in quanto i piedi, con una sorta di saltarello, battono sempre sullo stesso punto.

Pietro romito Presidente dell'Associazione

Fasola della tubbiana: Tarantella tipica, eseguita assieme al canto “Carnascialata dei pulcinelli”, durante il  periodo di Carnevale.

‘U roggiu: Ballo tipico, eseguito, come il “Ballu a chiovu”, sull’aia, durante il periodo della  vendemmia.

Jolla: Danza antichissima, eseguita alla fine del lavoro durante le feste di paese. Essa era molto diffusa tra i pecorai, il quale prendeva il nome di “lùpulu”, ma con figurazioni diverse.

 

‘U nozzu: Danza tipica, eseguita alla fine del canto ‘u toccu, motivo che viene effettuato da un gruppo di uomini, davanti a dei boccali e bicchieri di vino, mentre giocano a carte ed a  morra, e successivamente per corteggiare le loro donne improvvisano questa danza che è un connubio tra valzer e tarantella siciliana.

Fasola:Ballo eseguito, come il “ballu a chiovu”, durante il periodo della mietitura, per ringraziare il signore per il buon raccolto avuto nella stagione.

Contradanza: Ballo tipico, su passo cadenzato francese, effettuato durante il Carnevale, le feste di  paese, e principalmente nelle feste nuziali. E’ una danza comandata, dove i  partecipanti eseguono delle figurazioni, sotto i comandi del “caposala”.

Tamburello

Le esibizioni sono state effettuate, nella maggior parte dei casi, all’aperto, nel periodo da Aprile a Settembre.  Ogni spettacolo generalmente dura  circa 1 ora e 30 minuti.

Il nostro repertorio comprende spettacoli musicali teatrali in due tempi:

SCIOLA  è l’inizio di un”abbanniatina”, che attraverso i ricordi di un vecchio centenario (monologhi molto spiritosi e toccanti) fanno rivivere allo spettatore usi e costumi di un tempo. La performance ha la durata di circa 2 ore e 20 minuti, con cambio di scenografie; da espletarsi preferibilmente in teatro, per la complessità dell’opera rappresentata.

IL CANTO PARALITURGICO NELLA TRADIZIONE POPOLARE SICILIANA” ovvero  “Armonizzazioni sulla cultura popolare tratte dalla raccolta di Alberto FAVARA” (Corpus di musiche popolari siciliane) è il concerto che presenta in occasione della ricorrenza natalizia. Un concerto di Natale fatto di brani natalizi e religiosi molto coinvolgente dal punto di vista della coralità e dalle varie sonorità musicali, che talvolta evidenziano forti influenze di altre culture musicali mediterranee, e che suscitano oltre a sensazioni di letizia, anche sentimenti di pace e di solidarietà.

Durante i concerti di Natale, i componenti il “CORO CITTÀ DI TRAPANI”, indossano  costumi dell’epoca, tratti dalle raccolte del Salomone Marino, Giuseppe Pitrè e Antonio Uccello.

Il concerto  ha la durata di circa 1 ora e 15 minuti

Il  CORO CITTÀ DI TRAPANI” è diretto dal M° Agostino GIACOMAZZO, diplomato al Conservatorio di musica di Palermo.

Costume nunziale ricca burgisa XVIII secolo

Particolare attenzione va fatta ai costumi che sono parte integrante e inscindibile dei nostri spettacoli.

I costumi indossati dai componenti sono stati tratti dalle raccolte di Salvatore Salomone Marino, Giuseppe Pitrè e Antonio Uccello.

Essi sono stati esposti alla Mostra Etnografica dell’Esposizione Industriale Italiana di Milano nel 1881 e successivamente all’Esposizione Etnografica di Palermo nel 1890-1891.

I costumi, presi ad esempio da quelli indossati nel Comune di Borgetto (Palermo), sono comuni alla maggior parte dei Comuni di Trapani e di altre Province Siciliane;

essi sono stati manifatturati con l’arte di un tempo da artigiani locali, prendendo spunto dalle raccolte appena menzionate, fonti attendibili, dove grazie alla cura dei dettagli, ogni città o paese siciliano vi si può identificare.

Il costume del Ricco Burgisi (ricco proprietario terriero) ed il costume Festivo del Burgisi; per le donne,  il costume Nuziale della Ricca Burgisa ed il costume Festivo della Burgisa.

Iinfine un’esemplare del costume Donna di Trapani, tratto dalla raccolta illustrativa di Antonio Uccello,  completa il quadro degli abiti femminili.

Gli uomini, nelle giornate fredde e nelle zone collinose e montane della Sicilia, indossavano un indumento chiamato: Scappularu (largo mantello d’albagio con cappuccio e senza maniche), mentre le donne indossavano  ‘u mantu (lungo mantello di lana e seta che avvolgeva tutta la persona, da capo a piè) che portava all’interno, nella parte superiore, una bordatura di colore rosso o viola, contribuendo a far risaltare il viso di chi lo indossava.             

Anche gli strumenti musicali, usati durante gli spettacoli, meritano particolare attenzione:

MARRANZANU: Antico strumento aerofono, che riproduce un suono particolare. Infatti, percuotendo l’appendice metallica dello strumento ed emettendo contemporaneamente il fiato, coordinato dal movimento del diaframma, si determina un suono molto gradevole, che a secondo i movimenti della bocca, la quale fa da cassa armonica, può essere acuto o cupo. Lo strumento, di origine araba, è stato importato in Sicilia, costruito in canna, oggi è in ferro con lamina d’acciaio. E’ detto anche “mariolu”,  “‘ngannalarruni”, “‘nghinghilarruni”, etc., tutti termini di origine onomatopeica. Esso veniva usato da segnale nelle aree culturali-pastorali e come segnale da e contro la mafia. In italiano è detto “schiacciapensieri”.              

BUMMULU :  Strumento da suono improprio, aerofono. Esso è costituito da una sorta di vaso di terracotta, per contenere vino od acqua. Come strumento da suono, ovviamente, viene usato vuoto, per riprodurre, con il  rimbombo, il suono cupo di un’immissione di fiato. L’ètimo si collega alle voci greche di “bombylios” o “bombyle”, si tratta di voci onomatopeiche che riproducono il gorgoglio del liquido, quando viene versato dal recipiente.

TAMMUREDDU:  E’ uno strumento a percussione, membranofono, costituito da un cerchio di legno munito di “cirimuli” ai bordi, su cui viene tesa una pelle di asino o montone. Anticamente, veniva usato nei riti magici e rituali, nelle zone della Sicilia Occidentale. Si tratta del “cèmbalo” della cultura rituale orgiastica greco-romana.

FRISCALETTU:  Strumento a fiato di origine ellenica, costruito in canna mediterranea. Corrisponde allo zufolo da pastore, con l’imboccatura a becco detta “zeppa” ed alcuni fori o chiavi, per tasteggiare. Esso riflette la cultura agro-pastorale.

AZZARINU:  Strumento a percussione, di forma triangolare costruito in ferro. Emette un suono molto acuto.

Completano il quadro strumentale del Gruppo Folklorico:  Fisarmonica, chitarra, mandolino, violino.


Coro "Città di Trapani" - Via Alcamo 51 - 91100 Trapani - Tel.Fax ++39 092325620 - 0923861134

info@corocittaditrapani.org

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